Il Várkert Bazár affacciato sull’imponente Danubio ha ospitato la Budapest Central European Fashion Week per l’edizione Primavera Estate 2019, sponsorizzata da Mercedes-Benz. L’atmosfera che si respira nella città ungherese è molto ricca e avvolgente, grazie alla storia che la accompagna costantemente, nonostante la sua distruzione quasi totale. Il sentimento di malinconia è davvero presente in modo romantico, ma purtroppo questa forza poderosa e antica non si è tradotta con eguale intensità tra i creativi di questa settimana della moda. Le lacune organizzative e nella regia hanno gravato molto sul programma, ma fortunatamente la creatività trova sempre il modo di imporsi, superando tutto ciò che si può frapporre tra essa e lo spettatore. Ecco quindi i migliori talenti che si sono distinti a Budapest secondo Vogue Talents.

Cukovy di Brigitta Csukovics diverte molto con una collezione ispirata al mondo circense, nel senso più letterale del termine. Una fantasia regimental che alterna rossi e bianchi fa da fil rouge alle sue proposte – rievocando le location delle compagnie itineranti – affiancata da una stampa, decisamente vintage, di cavalli nostalgici pronti per una parata. I maxi pois donano femminilità alle forme tipiche delle divise da domatore, insieme ai richiami anni 50 che completano con delicatezza la collezione tra pencil skirt, bluse e pantaloni a vita alta.

Tiziano Guardini ha riproposto la sua collezione Primavera Estate 2019 grazie alla collaborazione tra la fashion week ungherese e la Camera Nazionale della Moda Italiana.
La collezione si rifà a una giornata in spiaggia con tinte pop che formano un camouflage ottenuto dalla sagoma delle palme. Anche le onde diventano una struttura ricorrente nelle gonne a ruota, che sono ormai un capo onnipresente nelle collezioni di Guardini. Tutta la sua creatività diventa ancora più ammirevole grazie all’impegno nell’utilizzo di materiali e lavorazioni completamente sostenibili: dall’olio di ricino viene realizzato un filato che sostituisce il cotone, mentre il nylon, così come i bottoni sono ottenuti dalle vecchie reti da pesca. Il denim, tessuto tanto caro al designer, è invece in cotone organico riciclato, realizzato in collaborazione con Isko.

Abodi di Dóra Abodi ha presentato una tra le collezioni più estreme, ma con un’ispirazione molto colta e raffinata. All’interno del suo showroom la designer mi ha rivelato di aver pensato a questa collezione dopo aver letto Less than Zero e Glamorama dello scrittore americano Bret Easton Ellis. Questo fascino letterario si è poi combinato alle sue radici legate alla Transilvania, dalle quali deriva l’uso del velluto rosso goffrato e bordato da passamaneria d’oro, che rievoca un immaginario aristocratico e medievale. Tutto questo è stato poi riletto in una chiave glamour dall’attitude anni 90, con l’uso smodato e velatamente punk delle paillettes e dei volant.

Katti Zoób ha un’anima evidentemente vintage con oscillazioni tra gli anni 50 e 60. Le stampe geometriche e optical si mescolano infatti a tagli più bon ton e a colori vibranti. La sua palette molto accesa si affianca poi a tailleur più severi e maschili che rendono la collezione equilibrata.

Neige è il brand polacco di Roman Buk che ha proposto una collezione fatta da un menswear assolutamente brillante, a differenza delle proposte donna decisamente più deboli. I completi sono moderni e giovani con macchie di vernice a contrasto, mentre le camicie da bowling logate, richiamano subito lo streetwear. Questo si ripete anche per il velluto, usato su volumi rilassati e declinato, nella versione a coste, in uno splendido abito verde smeraldo. L’uso del colore ritorna con perfetta puntualità, anche nel soprabito in ciré blu Cina.

Chakshyn è il brand ucraino del duo Anton Yakshyn e Dima Chayun che si caratterizza per la destrutturazione e la fusione dei capi. L’interno diventa visibile e quindi decorativo, quando operano di sottrazione; mentre la sorpresa è assicurata nel caso dell’incorporazione. Una giacca insieme al dettaglio della chiusura dei pantaloni, sono ripensati per dar vita a un vestito, così come il trench che nasconde un pannello in seta sul retro. Ricorrente il tema dell’abbottonatura a contrasto, in abbinamento ai tessuti gessati dei tailleur.

Fabian Kis-Juhasz è un designer giovanissimo dall’approccio assolutamente filosofico. Le sue proposte sono ispirate al contrasto che deriva dall’associazione tra la sinuosità del corpo femminile e la mostruosità dei film horror anni 70. Le forme dei suoi capi sono quindi scivolate e fatte di sovrapposizioni, interrotte bruscamente da dei pezzi in pelle “scolpiti” a mano che creano deformità, concretizzando la teoria della filisofa e linguista Julia Kristeva, sull’oggettificazione della donna.

Infine Nanushka di Szandra Sándar chiude la fashion week con grande sofisticatezza, fatta però di semplicità estrema. La pelle vegana che ricorda in modo impressionante la nappa, per morbidezza, viene accostata alla stampa animalier e resa elegante da tocchi di magenta. I neutri degli scamiciati e delgli chemisier sono illuminati dai capispalla dai toni caldi, che sono sicuramente uno dei pezzi forti della collezione della designer ungherese.

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